La fame d'amore

Come sottolinea il filosofo Robert Nozick: “Il mangiare è un rapporto di intimità. Mettiamo dentro di noi pezzi della realtà esterna; ingoiandoli li mandiamo ancora più dentro, dove vengono incorporati nella nostra materia, nella nostra carne e nel nostro sangue. È straordinario come noi trasformiamo alcune parti della realtà esterna nella nostra stessa sostanza. Quando mangiamo la distanza tra noi e il mondo si riduce al minimo. Il mondo entra in noi; diventa noi. Noi siamo fatti di pezzi di mondo”.

Sebbene l’atto del mangiare sia una fonte di piacere, oltreché fonte di sopravvivenza, in alcune circostanze può trasformarsi in un comportamento disfunzionale e disadattivo, portando diverse conseguenze, come nel caso dei disturbi alimentari (anoressia, bulimia, binge-eating). Questi si manifestano attraverso “segni” nel corpo ma hanno origine da aspetti emotivi interiori e da un malessere che risiede in profondità.

Oltre alle complicazioni mediche al livello della salute corporea, questi disturbi hanno ripercussioni sulle capacità relazionali della persona e possono comportare difficoltà emotive e problemi nello svolgimento delle normali attività sociali e lavorative. Possono associarsi anche a depressione, a disturbi d’ansia, abuso di alcool o di sostanze, comportamenti auto-aggressivi e a tentativi di suicidio ecc.  

Per comprendere meglio cosa sono e le loro manifestazioni li descriveremo più da vicino:

L’anoressia

E’ caratterizzata da una progressiva perdita di peso dovuta a un regime alimentare ristretto, dalla ricerca della magrezza e da una forte paura di ingrassare.

I segni clinici tipici sono: l’interruzione del ciclo mestruale, il vomito autoindotto e una perdita di peso superiore al 15%. L’evoluzione e gli esiti possono essere molto variabili e portare anche alla morte.

I pensieri e le preoccupazioni sono costantemente rivolti al controllo del cibo e del corpo. Nonostante la magrezza evidente, non ci si vede magri o comunque si ha un’immagine corporea distorta da quella reale.

La persona non si considera affatto sottopeso e il rifiuto del cibo e la magrezza diventano segni di:

Libertà dall’ambiente e dalle imposizioni esterne…

Bellezza di cui la magrezza ne è il simbolo…

La perdita di peso è considerata una conquista ottenuta grazie all’autodisciplina e al rigido controllo. La stima e la sicurezza di sé possono derivare così dalla capacità di controllare la fame, di digiunare e di perdere peso.

La riduzione o l’evitamento degli apporti nutritivi conducono ad una progressiva riduzione o eliminazione del proprio corpo. Un corpo, spesso percepito come soffocante e invadente viene negato insieme ai relativi bisogni fisici interni come la fame, il freddo e la fatica.

La bulimia

Caratterizzata da un bisogno compulsivo di ingerire grandi quantità di cibo per poi ricorrere a diversi metodi per non assimilarlo (vomito autoindotto, lassativi, diuretici, esercizio fisico eccessivo) e per non ingrassare.

La persona sente un bisogno di “riempirsi”, dove viene ingerito di tutto fino a raggiungere un senso di pienezza. I metodi di compensazione, soprattutto il vomito, possono dare la temporanea sensazione di alleviare l’ansia, ma poco dopo può comparire un senso di vuoto che può innescare una nuova abbuffata.

Le abbuffate spesso sono accompagnate da un senso di piacere ma possono essere seguite da autocritica, sensi di colpa e da umore depresso per aver compromesso “la linea” e perciò si ricorre alle condotte di eliminazione, eliminando tutto quello che è stato ingerito. 

I livelli di autostima sono spesso influenzati dalla forma e dal peso corporeo. La fiducia in sé è fortemente legata alla forma fisica e ogni sua modificazione può essere vissuta come una frustrazione e come una perdita di controllo sul proprio corpo.

Binge Eating:

E’ caratterizzato da frequenti abbuffate, che sono presenti almeno due giorni alla settimana, per un periodo non inferiore a sei mesi. Durante l’abbuffata viene sperimentato un vissuto di perdita di controllo sul cibo. Gli episodi di abbuffata sono associati a non meno dei tre aspetti seguenti:

Si mangia più del normale, senza avvertire lo stimolo della fame…

Si mangia fino ad avvertire un senso spiacevole di sazietà…

Sono assenti i comportamenti compensatori inadeguati per il controllo del peso corporeo (vomito autoindotto, assunzione di lassativi, diuretici, anoressizzanti o altri farmaci, diete drastiche, esercizio fisico eccessivo)…  

Si associano sensi di colpa, depressione, disgusto per sé stessi e la presenza di un forte livello di angoscia.

Anche chi soffre di disturbo da alimentazione incontrollata prova un senso di vergogna e di insoddisfazione per il proprio corpo, anche se non necessariamente viene perseguito un ideale di magrezza estremo.

Possono essere presenti difficoltà nell’autostima, sentimenti di fragilità e insicurezza, la paura di ricevere delusioni e la disapprovazione degli altri e di non meritare più la considerazione e l’amore dagli altri.

 

La “non fame” o iperalimentazione nascono anche da un’immensa fame d’amore, di relazione, di calore, di affetto e di cura.

Il cibo diventa il sostituto d’amore...una fame che nessun cibo potrà mai appagare o può essere il mezzo per esprimere sensazioni e emozioni latenti come la rabbia, il dissenso, l’aggressività ecc.

Attraverso la psicoterapia, si accompagna la persona ad affrontare i diversi aspetti emotivi e le dinamiche correlate affinché si possa ritornare a vivere, nutrendosi non solo di cibo, ma anche di emozioni e affettività.

 

Autore: Luca Dibattista e Manuela D'Eugenio
Data: 20-02-2023
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