Come ci ricorda C.G. Jung: “Ciò a cui si oppone resistenza persiste, ciò che si accetta può essere cambiato”.
Dalla citazione di Jung, possiamo trarre spunto per fare una riflessione su tutte le emozioni connesse alla paura del contagio che viviamo in questi periodi (dall’ansia, all’angoscia, al panico…). Queste emozioni che possono spaventarci e che non vorremo mai, non dobbiamo reprimerle o negarle, ma provare ad accoglierle: far loro spazio dentro di noi, ponendoci in loro ascolto.
Anche se forti, queste emozioni che sentiamo ci inviano un messaggio importante: ci danno la possibilità di rimetterci in contatto con noi stessi, con il nostro mondo interno e con le diverse emozioni che lo attraversano. Un mondo interno e un'interiorità che spesso nel vivere quotidiano vengono tralasciati per dare maggiore spazio alle cose della realtà esterna.
Ma uno sguardo rivolto solo al mondo esterno, fissato sul virus e su tutte le informazioni e notizie che porta con sé, non solo fa aumentare dentro di noi paura e ansia ma soprattutto distoglie la nostra attenzione da noi stessi e dalla nostra interiorità.
Quindi ora più che mai è importante riorientare lo sguardo su sé stessi, prendersi cura di sé, non solo da un punto di vista “esteriore”, con la salute e il benessere del corpo, ma anche da un punto di vista più interiore, ricavandosi uno spazio proprio per stare a contatto con sé stessi.
Uno spazio, non solo inteso come luogo fisico, ma anche uno spazio fatto di un tempo solo nostro da poter dedicare a noi stessi e alle cose che ci interessano o alle attività che ci piace fare. Poiché gli interessi e le passioni che abbiamo rispecchiano e ci rimettono in contatto con la nostra unicità.
Un’unicità che non possiamo rischiare di smarrire o perdere in questo tempo di pandemia che tende ad assorbirci, poiché: “La nostra unicità é il dono più prezioso che abbiamo” (C. Warwick).